Il suo ultimo messaggio è secco come una premonizione, essenziale come un telegramma, distillato in un’intera vita. «La morte – vi si legge – non è la fine dell’amore». Francesco Ostuni, il dottor Francesco Ostuni per centinaia di bambini, uomini oramai, che l’hanno conosciuto con il camice bianco del pediatra, l’ha scritto nel suo diario personale a poche ore dalla morte, avvenuta nel primo pomeriggio del 9 giugno scorso all’ospedale di Camposampiero per un’improvvisa complicazione insorta dopo un intervento chirurgico. Aveva 81 anni
Ostuni incrociò questa terra, il Camposampierese, nel 1963, con in tasca una fresca laurea in Medicina a Padova e in testa la voglia di mettere radici. Quelle dei padri, dell’assolata Puglia e della splendida Monopoli, le esibiva, con geloso orgoglio, nel carattere schietto e dritto.
Per caso o per destino, o, come spesso avviene, per entrambi, la sua prima vera e unica corsia è stata quella dell’ospedale “Pietro Cosma” di Camposampiero, come lo chiamavamo allora, quando la memoria non aveva il fiato di un twitter ma il respiro lungo della pietà e della gratitudine.
Anni d’oro, quelli tra il 1970 e il 2000, per il Pietro Cosma. “Spinto” da una classe politica autorevole, lungimirante e determinata, l’ospedale diventò un punto di riferimento conosciuto ed invidiato per l’eccellenza sanitaria, la modernità delle strutture scientifiche, il confort di quelle alberghiere. Senza mai scadere nel campanilismo, Francesco Ostuni diventò uno degli artefici di questa stagione, sostenendone il modello da medico e poi da responsabile del settore sociale dell’Ulss, e soprattutto con l’impegno politico diretto, da segretario della Democrazia Cristiana locale e del Camposampierese.
Formatosi nell’Azione Cattolica e nella Fuci, Ostuni è stato un uomo di fede profonda, discreta, mai esibita. Una fede che ha trovato una sua naturale espressione nell’attenzione ai più deboli, ai più indifesi, e che traspare, limpida e coerente, in una biografia che racconta di un medico dei bambini diventato un difensore della dignità degli anziani.
Il suo testamento più prezioso e concreto è infatti racchiuso nel Centro servizi per anziani Moretti Bonora di Camposampiero, dove, in trent’anni di silenzioso e lucido impegno, da consigliere, vice presidente e presidente, ha ridisegnato, plasmato, ammodernato, traghettato l’angusto ospizio in moderna struttura a servizio della persona.
La sua scomparsa priva il Camposampierese di una voce libera, rigorosa, intransigente, lungimirante. Chi è giovane per spirito o per anagrafe, senta il dovere di raccoglierne il testimone, ribaltando le paure di questo tempo con la forza del coraggio e della solidarietà.
Francesco Cassandro