Trentasette anni di vita parlamentare, dal 1946, l’anno delle elezioni per la Costituente, al 1983, l’ultima sua candidatura a Padova, sono una vita. Ma la politica, che nel suo caso si scrive con la “P” maiuscola, aveva già avvinto Luigi Gui molto prima dell’ingresso a Montecitorio e non lo ha lasciato più.
Le catalogazioni della nostra storia lo collocano nella seconda generazione dei cattolici democratici con Moro, Fanfani e Zaccagnini, per ricordare quelli che sono rimasti sulle strade della politica, ma anche con Dossetti, Lazzati e La Pira, per richiamare gli altri grandi ispiratori che poi hanno percorso sentieri in parte diversi.
Anche il calice più amaro, quello dello scandalo Lockheed. Il giudizio nettissimo della Corte Costituzionale, e quello addirittura lusinghiero della Corte dei Conti, hanno spazzato via sia le tronfie requisitorie a tesi pronunciate nell’aula di Montecitorio che le comode sentenze di piazza. Ma la sofferenza che quella vicenda ha riversato sull’anima di Gui, di sua moglie e dei suoi figli, non può essere cancellata da alcun atto umano, per quanto esemplarmente assolutorio. Essa resta iscritta nel misterioso capitolo del dolore, cui appartiene anche la terribile stagione dell’assassinio di Moro.
Nella congiunzione tra la “passione civile” ispirata ad un cristianesimo integrale di Dossetti e il “servizio di governo” di De Gasperi, si svolge tutta l’esperienza politica di Luigi Gui. La sua vita, la sua coerenza, i suoi entusiasmi, le sue amarezze, sono raccontati con sincera partecipazione attraverso le domande di Francesco Cassandro e le misurate risposte di Gui, qualche volta garbatamente discrete nei confronti di uomini e fatti appartenenti alla sua stagione politica.
Malgrado i segni di questi dolori, resta per Luigi Gui, come per tutti gli uomini della seconda generazione cattolico-democratica, la certezza di aver contribuito a far volare alta la politica. Che spesso è aspra, dura e impietosa nella crudezza degli scontri, ma che richiede soprattutto di non essere ridotta a mediocre ricerca del potere e al suo deteriore asservimento agli affari.